TEMPO LIBERO
Quale spazio ha oggi l’associazionismo all’interno del movimento sindacale e quali sono i progetti che sarebbe possibile realizzare insieme alla Fitel?
S.U: Da trent’anni a Fitel lavora per il diritto al tempo libero di tutti i lavoratori e i cittadini, per la difesa della partecipazione, della solidarietà, impegnandosi a promuovere attività culturali e sociali dei lavoratori su una base associativa. Dopo la pandemia è cambiato il mondo, siamo cambiati noi e il nostro modo di vedere la vita e il nostro tempo libero. C’è bisogno di iniziative mirate per i nostri giovani, per gli anziani, per i lavoratori, che siano proattive e corrispondenti ai loro bisogni e necessità. Si dovrebbero valorizzare e promuovere le iniziative dei singoli Circoli ricreativi aziendali, diventando così un’eccellenza e il giusto punto di riferimento nel mondo dell’associazionismo e del tempo libero.
TEMPO LIBERO
Senza dubbio la pandemia ha modificato la percezione del lavoro e del tempo libero in ampie fasce di popolazione e in particolare nei giovani. Quali ricadute pensate che vi siano per il mondo del lavoro, con particolare riferimento al settore di vostra competenza, e per il Terzo settore?
S.U: In occasione del nostro VI Congresso nazionale abbiamo lanciato il progetto Giovani. Un progetto che approfondisce il rapporto tra giovani e sindacato e il modo in cui i giovani, soprattutto in un periodo di post pandemia, percepiscono il lavoro. Ciò che è emerso con chiarezza è l’attenzione e l’importanza che i giovani danno al loro tempo libero, diritto irrinunciabile. Le generazioni giovani e digitali si sono legate al lavoro agile che ha permesso anche una migliore gestione del proprio tempo. Se questo rischia di diventare il lavoro del futuro c’è anche la paura che possa sostituire quel senso di appartenenza e identità lavorativa che è parte integrante della propria vita professionale. È fondamentale che il Terzo settore continui a valorizzare le esperienze associative garantendo sempre di più un’offerta aggregativa di qualità, perché, come sosteneva il filosofo Bertrand Russell, “l’uso saggio del tempo libero, bisogna ammetterlo, è un prodotto della civiltà e dell’educazione”.
TEMPO LIBERO
In passato i Cral e la loro gestione facevano parte integrante della contrattazione aziendale di primo e secondo livello. Ora tale sistema è stato quasi del tutto sostituito per lo più da modelli di welfare aziendale introdotti dalla direzione aziendale in modo spesso unilaterale. Tutto ciò cosa comporta per i lavoratori?
S.U: I Cral svolgono un ruolo insostituibile nella programmazione e nella gestione di iniziative ricreative, arricchendo il capitale umano dell’azienda e del territorio. La difficile crisi che ha attraversato il nostro paese ha purtroppo modificato la concezione e la programmazione del tempo libero. I servizi offerti alle lavoratrici e ai lavoratori sotto forma di welfare hanno un’importanza strategica, perché il finanziamento di servizi alla persona può concorrere a rispondere ai bisogni delle famiglie o può agevolmente rispondere alle esigenze di conciliazione dei tempi di vita, famiglia e cura delle lavoratrici e dei lavoratori. Fermo restando che il welfare aziendale non sempre è il risultato della contrattazione, tali servizi sono però privi del senso di associazione e aggregazione. È indispensabile tornare tra le persone, tra le lavoratrici e i lavoratori. Ascoltare i loro bisogni e le loro necessità. Capire le loro esigenze e come soddisfarle
TEMPO LIBERO
Nel 2011 la Fitel ha progettato assieme alle Associazioni “Art. 9 Cultura & Spettacolo” e “S.a.s. Cinema” il Premio nazionale per le maestranze del cineaudiovisivo “La Pellicola d’Oro”, del quale è da allora tra i maggiori sostenitori. Si tratta del primo e unico premio in Europa – giunto ora alla sua XII edizione – dedicato a quei lavoratori senza i quali nessun film, nessuna fiction potrebbero essere realizzati ma che da sempre sono relegati ai titoli di coda. La notorietà del Premio è in crescita esponenziale per prestigio e coinvolgimento del mondo dello spettacolo, e punta i riflettori anche su una problematica sempre più evidente, cioè la mancanza, in Italia, di investimenti sulla formazione di queste maestranze artigiane (dalla sartoria alla falegnameria di scena ecc.), che oggi nel nostro paese è addirittura difficile reperire. Pensate ci possa essere una comunanza di intenti con la Fitel su una progettualità in tal senso, che vada a sostenere figure professionali qualificate e un settore in sofferenza?
S.U: Per ogni prodotto video ci sono decine di lavoratori coinvolti, dalle maestranze (i tecnici del set, dell’audio, del sonoro e delle luci come dei costumi e della scena) ai lavoratori cognitivi (autori, attori, sceneggiatori, doppiatori, sottotitolatori) che non hanno le giuste tutele. Si assiste sempre con maggiore frequenza all’assenza di contratti firmati, di retribuzioni chiare e definite e molto spesso non consone alle prestazioni svolte, senza continuità di lavoro e con un abuso di contratti a termine. Il sindacato sta lavorando per il raggiungimento di un contratto che regolamenti trattamenti economici e normativi minimi comuni per tutti i lavoratori del settore. Nel mese di ottobre è stata presentata la Piattaforma per il primo contratto collettivo delle attrici e degli attori, che sarebbe il primo per questa categoria professionale nel cineaudiovisivo. Ma c’è ancora tanto lavoro da fare, in primis cercando di ampliare questo traguardo a tutte le altre figure professionali che vivono tra contratti inapplicati e paghe al ribasso. Abbiamo seguito con molta attenzione la mobilitazione che ha visto protagonisti i professionisti del doppiaggio (direttori, attori, assistenti, dialoghisti-adattatori) nel mese di marzo.
