La cessione da parte di Gedi Digital dei due rami d’azienda “Operations multimediali” e “Demand & delivery” alla società di consulenza Accenture è una procedura preoccupante in rapporto alle sorti del gruppo editoriale e dell’intero settore.
La produzione di contenuti digitali rappresenta il futuro dell’editoria. Un mondo in piena, impetuosa, trasformazione che richiederà investimenti sempre maggiori in tecnologie e risorse umane.
In questo scenario, è incomprensibile la motivazione addotta da Gedi a sostegno della suddetta operazione, ossia concentrare gli investimenti nella produzione di contenuti, esternalizzando le professionalità addette all’implementazione tecnica e applicativa.
Una scelta che riteniamo poco lungimirante non solo per la sinergia richiesta tra elaborazione tecnica e contenutistica dei prodotti editoriali, ma anche per il complessivo depauperamento delle professionalità del gruppo che ne conseguirebbe.
L’immagine che si profila con la cessione è dunque quella di un gruppo editoriale ridotto – nei numeri e nelle competenze – e di una forza lavoro frammentata. Un aspetto, quest’ultimo, che non si configura solo come disfunzionale al processo produttivo, ma anche come lesivo del profilo tecnico specializzato dei 65 lavoratori che andranno in forza ad Accenture.
Non possiamo definire altrimenti la decisione di espungere il personale coinvolto nella cessione dal perimetro di applicazione del contratto collettivo nazionale dei Grafici editoriali. Riconosciamo in Accenture un partner di potenzialità sul mercato, ma ribadiamo la nostra contrarietà al tipo di operazione delineata e la necessità – di segno opposto – di adottare un’ottica ampia, estesa all’intera filiera, soprattutto per un’azienda che ha attraversato processi di riorganizzazione importanti e affrontato pesanti sacrifici del perimetro occupazionale.