ZTE – Comunicato unitario su proclamazione stato di agitazione

Dalla sperimentazione dello smart working estremamente flessibile, senza la programmazione di giorni minimi di rientro, in coerenza con quanto previsto dall’accordo sottoscritto tra ZTE Italia, le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL FISTEL-CISL UILCOM-UIL, allo smart working variabile in funzione degli stati umorali della direzione, il passo è stato breve. Per tutto il periodo dell’emergenza sanitaria in ZTE si è sperimentato un modello di smart working molto spinto, con pochi rientri in sede, spesso dettati più dal senso di responsabilità dei lavoratori, che da indicazioni dirette aziendali. Una sperimentazione che ha garantito livelli di produttività elevatissimi, oltre che generare grande benessere tra i lavoratori, che con grande serietà e professionalità hanno completato tutti i progetti ed i lavori assegnati e programmati, riuscendo al contempo a conciliare al meglio i tempi di vita e di lavoro. Sulla base di quella sperimentazione, le Organizzazioni Sindacali hanno sottoscritto un accordo che non prevede una regolamentazione in termini di giornate minime, o massime, di rientro in sede. Una intesa che ha riscontrato piena soddisfazione sia tra i lavoratori, che tra le direzioni operative. Da qualche tempo invece, l’interpretazione dell’accordo è stata stravolta, ed è stata interamente demandata agli sbalzi d’umore delle direzioni operative, con il reparto HR incapace di far rispettare, tra le proprie linee, quanto previsto dall’accordo sottoscritto. Sarà stato l’arrivo delle alte temperature? Il caldo ha dato alla testa di qualcuno? Forse è il caso che vengano raffreddati i bollori di qualche zelante manager che, ancora, non ha chiari i vincoli, in Italia, di accordi aziendali sottoscritti tra le parti, e che le eventuali violazioni possono essere sanzionate come previsto dalla legge. Le Segreterie nazionali di SLC-CGIL FISTEL-CISL UILCOM-UIL diffidano l’azienda ZTE dal proseguire con interpretazioni distorte rispetto a quanto previsto dall’accordo. A sostegno delle proprie rivendicazioni, indicono lo stato di agitazione, non escludendo l’avvio di azioni legali e di lotta, qualora non venga ripristinata la applicazione corretta e di prassi in relazione all’accordo di smart working.