Il 21 giugno le lavoratrici ed i lavoratori del gruppo Tim hanno scioperato per difendere i livelli occupazionali ma anche il futuro del Paese, parte del quale legato ad una infrastruttura vitale e strategica come la RETE.
Sono questi i motivi per i quali il sindacato confederale ha indetto lo sciopero generale del gruppo Tim con manifestazione a Roma.
È stata realizzata una fondamentale ed ulteriore giornata di protesta, per dare continuità a quanto da noi sostenuto convintamente dall’inizio di questa amara vicenda, partita ai primi di dicembre del 2021, la nostra totale contrarietà ad un piano industriale prettamente finanziario dove la quinta realtà industriale privata del Paese viene “distrutta!”
Lo sciopero ha visto un’ampia partecipazione di piazza e significative adesioni in tutto il GRUPPO, tracciando un percorso che ci porterà ad una probabile mobilitazione dell’intero settore TLC.
Il sindacato confederale pone da mesi la domanda a tutta la politica del perché qualcuno abbia deciso che una grande infrastruttura debba essere smontata e regalata alla finanza in una mera operazione di carattere economico utile solo a socializzare le perdite e privatizzare i profitti.
In questi ultimi 10 anni il settore delle Telecomunicazioni si è trasformato in un mercato iper competitivo, con politiche commerciali indirizzate al continuo ribasso che si ripercuotono con forza sugli occupati del settore che hanno patito, sempre di più, l’utilizzo di ammortizzatori sociali finalizzati all’obiettivo temporaneo di tagliare il costo del lavoro. Azione inutile se non si interviene sulle dinamiche regolatorie e di sviluppo industriale. L’applicazione di strumenti di riduzione oraria è un elemento diventato nel tempo tra i più critici a partire soprattutto da Tim dove da oltre un decennio vengono applicati, il tutto per gli effetti di un mercato fuori controllo lanciato in una folle corsa al ribasso delle tariffe del comparto.
Purtroppo tutto ciò è diventato stabile, mentre è divenuta precaria la prospettiva di consolidamento e crescita industriale del settore a partire da TIM.
In questo dramma industriale ed occupazionale, abbiamo un Paese che necessita di infrastrutture aperte e inclusive, moderne e funzionali in tutto il territorio nazionale e del rispetto del diritto alla connettività, oggi più che mai diventata un diritto di cittadinanza.
La decisione di “smontare” Tim va esattamente nella opposta direzione e crediamo che non sia stata presa collegialmente dal Governo ma da un’oligarchia e per questo bisogna continuare e chiamare alle proprie responsabilità l’esecutivo e tutte le forze politiche del Paese!
Le decisioni che stanno prendendo avranno purtroppo un fortissimo impatto negativo sull’occupazione.
I dati sull’adesione allo sciopero ci danno un quadro generale che possiamo riassumere suddividendolo tra aree operative e staff:
TOF 45%
CUSTOMER AGENT 60% ASA 40%
STAFF 10%
Emerge un dato, dopo il primo e perfettamente riuscito sciopero del 23 febbraio scorso, che rappresenta un forte malessere in parti importanti e nevralgiche dell’azienda!
Ci conforta questa partecipazione perché va a sostegno delle nostre ragioni che sono a difesa dell’interesse pubblico e collettivo a partire dal mantenimento dei livelli occupazionali.
Il sindacato confederale insieme alle lavoratrici ed ai lavoratori continuerà la battaglia proseguendo a coinvolgere, loro malgrado, la politica che da novembre si è dimostrata sorda dentro ad una congiura del silenzio che ha permesso una manovra senza eguali in Europa e dagli esiti infausti per i lavoratori e per il Paese, due importanti soggetti, in un unico triste destino.
Ci sarà un momento nel quale si arriverà a sintesi e li vedremo chi poteva impedire questo disastro e chi, girandosi dall’altra parte o mettendosi di lato, non l’ha fatto.
La strada della vertenza e dello scempio annunciato sarà molto lunga, non si illudano che saremo disponibili a “tavolini intermedi” che fungano da aggiustamento delle ricadute, su scelte economiche e non industriali, mai condivise e decise in altre sedi dove la controparte sembra non avere deleghe per poter discutere con il sindacato confederale di quelle stesse scelte. L’azione sindacale ha sempre chiesto il coinvolgimento a quei tavoli del Governo, ma di convocazioni in merito non se n’è mai vista traccia.
Come SLC CGIL _ FISTEL CISL _ UILCOM UIL_ continueremo nel solco che nostro malgrado abbiamo dovuto tracciare e che non abbiamo alcuna intenzione di abbandonare, sino a quando avremo voce e forza per sostenere le nostre ragioni delle quali, grazie al rinnovato sostegno avuto in questa seconda giornata di contrapposizione, siamo ancora più convinti!