Le Segreterie Nazionali di Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil, nella giornata dello sciopero generale del settore TLC hanno deciso di scrivere questo comunicato rivolgendosi direttamente ai massimi vertici dell’azienda Telecontact, in primis all’ Amministratore Delegato della medesima.
TCC oramai da parecchi mesi sembra aver abbandonato lo spirito con il quale aveva provato a rialzarsi, per uscire da quell’angolo che la faceva assomigliare ad un call center in outsourcing e non invece ad un’azienda del gruppo Tim, come è nella realtà. Il cambio di passo in negativo dell’azienda lo si è visto da molteplici aspetti, a partire dalle politiche industriali poco chiare, per non dire inesistenti, alla gestione non lineare delle lavoratrici e dei lavoratori.
Tanti negli ultimi anni sono stati gli episodi che hanno visto questa azienda mettere in atto comportamenti a dir poco contraddittori, anche in brevissimi archi temporali. I tanti confronti sulle matrici, in particolare quando, prima che l’azienda pur sapendo che non avrebbe proseguito con i consolidamenti orari, volle comunque arrivare ad un esame congiunto chiuso positivamente, salvo poi doverle nuovamente rivedere proprio per il mancato rinnovo dei consolidamenti. Ad esempio, le ultime matrici sottoscritte a novembre 2022, divenute non più consone nel giro di un mese, questa volta, a detta dell’azienda, a seguito della modifica delle richieste di copertura dei servizi da parte della committenza, situazione aggravata dal fatto che i massimi vertici Aziendali non comunicano tra loro, e non vengono coordinati adeguatamente.
Il tutto si riduce a molteplici riunioni ossessivo-compulsive del Management finalizzate al nulla, perché prive di spunti costruttivi, dove vengono spesso convocati gli Spv che in realtà dovrebbero essere impegnati a gestire i propri moduli quando sono in turno. Ne consegue una dispersione di produttività ed un forte stress per tutti gli interessati.
Dopo tanti anni di sane relazioni sindacali, pare di essere tornati in un attimo ai vecchi tempi, dove la confusione regnava sovrana, dove veniva lasciato ampio spazio e terreno a quei capetti territoriali, che assurgevano ad una sorta di padroncini senza partita iva, dotati di uno scarso senso di responsabilità e rispetto del ruolo, in grado però, con atteggiamenti quanto meno discutibili, di incidere negativamente sulle lavoratrici e sui lavoratori, generando spesso un inutile caos.
Se dal fronte TIM le cose non stanno andando minimamente bene, risulta difficile immaginarsi qualche cosa di diverso per un’azienda di call center che dipende in tutto e per tutto dal mono committente TIM, per cui se la capogruppo è arenata sugli scogli nell’attesa che qualcuno decida che fare (sempre che siano in grado di decidere) TCC è in balia degli eventi che arrivano dal “piano di sopra”.
La situazione complessiva del gruppo e di TCC in particolare, legata al devastante e da noi contestato piano industriale, assieme alla gestione operativa deficitaria, che sopra abbiamo provato a rappresentare, generano inevitabilmente nelle lavoratrici e nei lavoratori inutili ansie, preoccupazioni e malcontento diffuso.
Ci sarebbe molto altro da scrivere in materia di scadimento della situazione aziendale a partire dalle relazioni sindacali e dal clima di preoccupazione tra i lavoratori, ma riteniamo necessario e non più rinviabile che i vertici di questa azienda, facciano chiarezza, che l’Amministratore Delegato di TCC incontri le Segreterie Confederali e le loro Rsu tutte per illustrare, sempre che in questo momento ve ne sia una, la reale direzione di marcia.
Perché, nonostante le scriventi OO.SS abbiano provato ad elevare il confronto delle relazioni sindacali, per il livello che ritenevano consono ad un’azienda come TCC, l’impressione ed i ritorni concreti hanno invece palesato una situazione in cui il management non cerchi di perseguire un obbiettivo legato alla stabilità aziendale e di conseguenza occupazionale, ma tenti invece di continuare a nascondere la polvere sotto il tappeto con il fine di salvaguardare se stesso, piuttosto che affrontare i veri temi che stanno a cuore ai lavoratori.
Le scriventi, in tempi non sospetti, avevano invitato l’azienda ad una riflessione in casa propria, prima di prendere decisioni avventate, che non fossero suffragate dal via libera della capogruppo TIM, perché come da tempo affermiamo, in ogni occasione che ci viene data, la politica industriale e le decisioni di questa azienda dipendono fortemente da TIM, che ne condiziona le scelte, a partire da quelle di tipo economico.
Allo stesso tempo però, non possiamo non registrare come tale condizionamento sembra venire richiamato a fasi alterne, come se si decidesse consapevolmente quando dichiararsi responsabili o meno delle proprie scelte, un’ambiguità che genera forti dubbi sul livello di relazione tra azienda e sindacato.
A volte se non si è in grado di determinare le scelte, anziché fare finta di…sarebbe meglio non fare nulla, a meno che non lo si faccia strumentalmente.